Professionisti, il Tar del Lazio conferma: più libertà alle Casse private
Gli enti di previdenza dei professionisti possono modificare i regolamenti che disciplinano le prestazioni agli iscritti apportando miglioramenti alle condizioni del servizio erogato anche in parziale deroga alle previsioni di legge e ribaltando le valutazioni sul provvedimento espresse dai ministeri vigilanti, purché però l’intervento non produca costi per lo Stato.
Questo il senso della sentenza con la quale il Tar del Lazio ha dato ragione all’Epap – Ente di previdenza pluricategoriale di assistenza e previdenza – che si era visto bocciare dal ministero del Lavoro la delibera con la quale, in sostanza, consentiva ai propri iscritti una condizione di miglior favore rispetto a quanto previsto dalla riforma Dini (legge 335/95).
La norma prevede infatti l’adeguamento del rendimento del montante pensionistico – calcolato, come per tutti gli enti privati istituiti con la legge 196/03, con il sistema contributivo puro – alla media quinquennale del Pil calcolata dall’Istat. Media che, dati macroeconomici alla mano, è al momento negativa e comporterebbe quindi una perdita del valore del “risparmio” contributivo dell’iscritto.
Proprio per evitare un tale danno ai propri iscritti, nel 2014 l’Epap aveva deliberato di destinare una parte di risorse interne, frutto del rendimento degli investimenti, per creare una sorta di paracadute a vantaggio dell’iscritto, ricevendo però parere negativo dai ministeri vigilanti.
L’ente, coadiuvato dall’Adepp, ha allora deciso di ricorrere al Tar contro la bocciatura del ministero e il Tribunale amministrativo ha dato ragione alla Cassa, ribadendo con forza l’autonomia dell’istituto: i futuri assegno degli scritti possono essere meno magri grazie alla buona gestione del patrimonio e alla libertà di azione che caratterizza la previdenza dei professionisti italiani.